Mai come oggi, in un clima culturale violato nella libertà
di stampa (mi riferisco al massacro a Parigi il 7 gennaio scorso
nella redazione dello storico settimanale satirico Charlie Hebdo),
una mostra dedicata alla stampa di giornali d’epoca italiani
e francesi dedicati alla Grande Guerra è un’occasione
di riflessione sui tempi che cambiano e sulla difficoltà
di esprimere liberamente le proprie opinioni. Un salto indietro
nel tempo, nella memoria storica, negli eventi che segnarono un
forte cambiamento sociale, politico ed economico nei Paesi coinvolti
nel conflitto, è visitare la mostra, intitolata “Francia-
Italia: i giornali della Grande Guerra”, allestita nei suggestivi
ambienti dell’Hotel de Galliffet , Istituto Italiano di Cultura
a Parigi, diretto da Marine Valensise, donna colta e raffinata.
La collezione appartiene al giornalista Alberto Toscano, gentilmente
concessa per la realizzazione dell’evento, grazie anche alla
collaborazione con la Missione per il Centenario Joseph Zimet. Il
percorso visivo è molto interessante: colpiscono soprattutto
le illustrazioni d’epoca nelle prime pagine dei quotidiani
nazionali francesi e italiani. Ricordare con articoli di giornali
come l’Italia sia stata una nazione che in un primo momento
ha mostrato una difficile relazione con la Francia e che solo più
tardi ha trovato una riconciliazione, apre a spunti di riflessione
per meglio comprendere il rapporto fra “le due sorelle latine”.
La mostra si suddivide in sette sezioni a partire dal 1893 fino
alla fine della Grande Guerra.
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Sfilano nelle teche diverse testate
francesi, come Le Temps e Excelsior, Le Monde, Le Petit Parisien,
Le Petit Journal, Le Matin, Le Journal; le testate italiane, come
il Corriere della Sera, la cui diffusione conta più di 400
mila copie, La Stampa di Torino, il quotidiano romano Il Giornale
d’Italia, La Gazzetta del Popolo di Torino, L’Avanti,
Il Popolo d’Italia, La Tribuna illustrata, La Domenica del
Corriere. I supplementi illustrati, che spesso sono vere opere d’arte,
andavano a ruba, perché la gente voleva sapere cosa succedesse
durante il conflitto e l’immagine spiegava facilmente l’evento
anche senza bisogno di leggere.
Anche gli artisti si sono fatti conoscere realizzando dal fronte
o dalla Redazione giornalistica schizzi e disegni per le varie testate.
Il pittore e illustratore più celebre in Italia, diventato
l’icona della Domenica del Corriere, è Achille Beltrame
(1871-1945); in Francia è Georges Scott (1873-1943) l’illustratore
più famoso per il giornale L’Illustration. Scott
realizzò anche i disegni sulle Dolomiti, il ritorno dall’Alsazia
alla Francia. Molto raffinata è anche la serie di disegni
realizzati da Ambrogio Lombardi per “La Domenica Illustrata”: la differenza fra le illustrazioni di Lombardi e quelle di
Beltrame è notevole, soprattutto per l’effetto scenografico
e coloristico. Beltrame regala modelli più realistici e pittoreschi,
la composizione è densa di pathos, i colori forti creano
un effetto quasi sonoro, poichè sembra addirittura di sentire il
rumore dei cannoni o l’odore del fuoco mentre cadono a terra
i soldati ! |
L’iconografia delle illustrazioni è
variegata: si passa dalle scene di guerra alle figure dei Reali
e agli accordi nei trattati. Dopo aver osservato le
diverse testate e gli articoli riportati, si evince, come riferisce
Toscano nel testo del catalogo realizzato dall’Istituto, che “
l' interesse della stampa italiana nei confronti della Francia
copre l’insieme delle ostilità, mentre la stampa francese
si occupa dell’Italia soprattutto nei momenti chiave della
primavera 1915 e dell’autunno 1917” , ossia l’entrata
in guerra dell’Italia a fianco della Triplice Intesa, con
la conseguente apertura di un nuovo fronte nelle Alpi orientali,
e la difficile situazione sul fronte orientale, quando la sconfitta
di Caporetto fa temere l’avanzata austriaca verso la pianura
padana.
La mostra è aperta al pubblico fino al 30 gennaio 2015.
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Carmelita Brunetti, specializzata in Psicologia
dell'arte, Direttore Responsabile della rivista "Arte Contemporanea".
e-mail:
carmelita.arte@libero.it
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